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lunedì 29 aprile 2019

«…Voglio spandere il sangue mio per lo dolce sposo Gesù […], che egli ci guidi a sbranare e a macellare li corpi nostri […]. Annegatevi nel sangue di Cristo crocefisso e bagnatevi nel sangue e saziatevi del sangue e vestitevi di sangue […]. Nascondetevi nelle piaghe del Cristo crocefisso, annegatevi nel sangue di Cristo […] ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo e dalla carne sua trarremo il latte che nutrisce l’anima nostra […]. Inebriatevi del sangue e saziatevi del sangue […] mi voglio vestire di sangue e spogliarmi di ogni vestimento […] Gesù, sangue, fuoco, inestimabile amore! […]. Or godiamo […]. Nascondiamoci nella caverna del costato di Cristo crocefisso, dove si trova l’abbondanza del sangue…» (dalle sue lettere ai fedeli)
“Sangue! Sangue!” (ultime parole)
Caterina Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380), è stata una religiosa italiana.
Ultima di 25 figli, anoressica con disturbi psicosomatici (non aveva i requisiti per entrare in monastero colle terziarie domenicane e si fece venire febbri da moribonda e orrende pustole in viso fino a che le Mantellate s'impietosirono e la presero con loro), ignorante e semianalfabeta (le consorelle tentarono per anni di insegnarle a leggere e a scrivere ma senza grandi successi), megalomane che se ne andava in giro a capo di una "Bella Brigata", un codazzo di adulatori che la assistevano durante gli episodi di estasi e a cui dettava le sue farneticazioni mistiche.
Aveva abitudini schifose: per esempio spremeva il pus dalle piaghe dei malati che assisteva e lo beveva, convinta di avvicinarsi così a Gesù.
Rompeva il cazzo su questioni politiche, morali, religiose ed economiche mandando lettere su lettere a Tizio, a Caio e a Sempronio, e questa sua grafomania molesta le causò qualche problema: nel 1374 dovette presentarsi al Capitolo Generale dell'Ordine Domenicano di Firenze. Se la cavò perché era molto famosa e apprezzata dal popolino. I Padri non la punirono e preferirono invece prendere una decisione eccezionale: le assegnarono un confessore personale, il quale fosse sua guida e garante del suo spirito domenicano.
Morì, provata da una vita di digiuni e di astinenze forzate, a soli 33 anni, dopo essersi astenuta dal bere per un mese. Nella biografia della santa scritta dal beato Raimondo da Capua (il suo confessore personale) è riportato che non fu santa Caterina a rifiutare il cibo, ma "...dopo l'apparizione di Nostro Signore, che le fece dono di bere al suo costato lo stomaco di Santa Caterina si chiuse ... non ebbe più bisogno di cibo né poté più digerire. Nessuno se ne meravigliava, perché accostandosi alla fonte della Vita, lei aveva bevuto a sazietà una bevanda vitale, che le tolse per sempre il bisogno di mangiare".
Canonizzata da papa Pio II nel 1461, nel 1970 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Paolo VI. È compatrona d'Italia e d'Europa.

Foto: Francesco Vanni, Santa Caterina beve il sangue dal costato di Cristo.