
"Nonostante vivessero sotto lo stesso tetto, le rigide prescrizioni che
regolavano la loro vita le tenevano isolate l'una dall'altra, tanto che
coloro che vivevano in ali diverse dell'edificio, lavoravano in luoghi
diversi, a stento avevano contatti tra loro, perché nel refettorio delle
suore durante i pasti era obbligatorio il "santo silenzio", e la chiesa
era il luogo riservato alla preghiera. Questa distanza artificiosa era
un buon terreno di incubazione per bizzarre e fantasiose infatuazioni,
che solo di rado riguardavano compagne vicine; il più delle volte
avevano come oggetto la sorella, la novizia o l'educanda più distante.
Il vecchio e buio edificio era pervaso di queste innominabili ed
eccitanti simpatie, all'uscita dalla chiesa si incrociavano sguardi
rivelatori, sul bordo dell'acquasantiera mani tremanti si sfioravano
furtive, con eterea leggerezza ma ricavandone sensazioni
indimenticabili, e un incontro casuale nel corridoio, un saluto, una
parola sussurrata di sfuggita assumevano un significato tale da
influenzare tutta una vita (questa vita così anonima e volta verso
l'interiorità)." Da Il formicaio.
(Margit Kaffka, scrittricee poetessa; Carei, 10 giugno 1880 – Budapest, 1º dicembre 1918)