
"Ben, ti mando un buongiorno, con una tenerezza speciale, sento tutta la
pena, la tua ansia nel seguire questo processo che vaglia i traditori.
Io ti comprendo ma devi essere forte. Il destino dei grandi è forse
quello di essere traditi. È triste. Cesare da suo figlio… Napoleone da tutti, dalla stessa moglie Maria Luisa e Giuseppina… Tu da tuo genero
e dai tuoi ministri. Oggi è il sangue e solo il sangue che può lavare
l'onta. Oggi è la forza, e solo la tua forza, dura, violenta, crudele
che potrà seppellire la vergogna. Non si può né si deve dimenticare
che uno dei primi responsabili della tua tragedia, oltre che quel
vecchio incartapecorito e invigliacchito del sabaudo, e di quel massone venduto lercio di Badoglio, è stato Ciano
uno dei maggiori istigatori – vile sudicio interessato e falso. E così
non devi né puoi dimenticare che la sua degna compagna, per certo tua figlia,
è stata degna compagna delle trame di suo marito. Come ha dimenticato
di essere una Mussolini mentre si affilavano le armi contro il suo
stesso padre così non può vantare oggi legami di sangue. È facile fare
la figlia ravveduta o pentita. Quando si è tradito una volta il proprio
sangue, si può tradirlo anche due. E se adesso che suo marito è alle
soglie della meritata punizione, lei se ne frega e viene da te, fedele
figlia devota e pentita, è indegna, così come sarebbe indegna nel
chiederti pietà per lui. Poiché nel primo caso rinnegando il marito del
quale ha seguito la sporca e vile politica partecipandovi vivamente –
rinnega il suo stesso essere di moglie fedele. E se lo rigetta da sé –
ora dopo averlo ella stessa aiutato nel tradimento contro suo padre – è
infamia. Così com'è infamia e viltà se tenta salvarlo dal giusto
castigo. Se cominci a punire e colpire così possiamo essere veramente
sicuri di avere soddisfazione contro i vigliacchi e i traditori e di
ricostruire sui cocci sporchi di melma. Via Ben! è inutile tergiversare
oggi chi ha mancato deve pagare. Se il tribunale nasce sotto auspici di
debolezza e di acquiescenza, è inutile crearlo ed è inutile fare
processi. Il popolo non vuole né può più essere preso in giro. Ho il
diritto di dirti queste cose per quello che ho sofferto e ho il dovere
perché ti amo, ti amo come uomo e soprattutto come capo. Ricordati, o
oggi o mai più." Dalle lettere a Mussolini.
(Clarice Petacci, conosciuta come Claretta o Clara, amante di Benito Mussolini; Roma, 28 febbraio 1912 – Giulino, 28 aprile 1945)