Violino, 1711, Metropolitan Museum of Art.
Antonio Stradivari, liutaio (Cremona, 1644 – Cremona, 18 dicembre 1737).
Molti studiosi hanno avanzato teorie sulla presunta superiorità degli
strumenti di Stradivari, ma i tentativi di identificare una sola
componente responsabile della qualità sonora si sono finora dimostrati
del tutto insufficienti.
In realtà l'unico segreto è probabilmente riconducibile all'eccelsa
maestria sviluppata e applicata dal maestro liutaio Stradivari.
Secondo alcuni tale elemento risiederebbe nella densità del legno,
secondo altri nel trattamento chimico del legno stesso, altri ancora
sostengono una "formula segreta" della vernice.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Cambridge, dopo aver
analizzato i frammenti di un violoncello realizzato dal maestro nel
1711, è giunto alla conclusione che l'elemento determinante contenuto
nella vernice debba essere fatto risalire alle ceneri vulcaniche della
regione cremonese.
Secondo un'équipe di scienziati della Texas A&M University, College
Station, diretti da Joseph Nagyvary, le vernici usate erano arricchite
con cristalli minerali submicroscopici;
ne sono stati individuati 22, ma ve ne sarebbero ancora altri. Secondo
quanto finora scoperto, Stradivari, al fine di rinforzare la struttura
del legno, usava una preparazione vitrea: un composto di potassa, silice
e carbone.
Dopo una lunga esposizione a questo composto, il legno diveniva
quasi cristallizzato e ciò gli conferiva un eccellente resistenza al
tempo. A questo punto la vernice non poteva essere applicata
direttamente perché avrebbe reagito chimicamente col primo strato. Così
Stradivari applicava un secondo strato: un isolante composto da albume,
miele, zucchero e gomma arabica. Infine stendeva un sottile strato di
vernice che non entrava in profondità nel legno del violino. Secondo
questo studio, il trattamento del legno serviva anche alla sua
conservazione contro parassiti e muffa; ma al contrario, un altro studio
sostiene che proprio l'aggressione della muffa darebbe speciali qualità
sonore al legno stradivariano, tanto che si è tenuto un esperimento in cieco
in cui si è messo a paragone un violino Stradivari ed uno moderno
costruito con legno trattato con muffa e questo secondo strumento ne è
risultato vincitore.
Per i suoi strumenti, Stradivari utilizzava l'acero dei Balcani nella
realizzazione del fondo, delle fasce e del manico; l'abete rosso della
val di Fiemme per la tavola. Una leggenda senza alcun fondamento
racconta che egli facesse rotolare i tronchi e che ne ascoltasse il
suono per scegliere i migliori. Secondo alcuni studi, tuttavia, il legno
delle piante cresciute nel periodo tra il 1645 e il 1715 avrebbe
caratteristiche particolarmente adatte alla costruzione degli strumenti
ad arco a causa del Minimo di Maunder, una "piccola era glaciale",
caratterizzata da un sensibile abbassamento della temperatura media e
da un aumento delle precipitazioni, che interessò l'Europa continentale.
Secondo questa teoria, le particolari condizioni climatiche portate
dalla glaciazione avrebbero causato una diminuzione dell'attività
foto-sintetica delle piante, riducendone la velocità di crescita e dando
origine ad un legno più compatto ed elastico. Grazie a queste
caratteristiche, Stradivari (e con lui tutti i liutai della sua epoca)
avrebbe potuto disporre di legni privi di imperfezioni. (da Wikipedia)