
Féminin singulier
Éternel Féminin de l’éternel Jocrisse !
Fais-nous sauter, pantins nous payons les décors !
Nous éclairons la rampe… Et toi, dans la coulisse,
Tu peux faire au pompier le pur don de ton corps.
Fais claquer sur nos dos le fouet de ton caprice,
Couronne tes genoux !… et nos têtes dix-cors ;
Ris ! montre tes dents ! mais… nous avons la police,
Et quelque chose en nous d’eunuque et de recors.
… Ah tu ne comprends pas ?… — Moi non plus — Fais la belle
Tourne : nous sommes soûls ! Et plats : Fais la cruelle !
Cravache ton pacha, ton humble serviteur !…
Après, sache tomber ! — mais tomber avec grâce —
Sur notre sable fin ne laisse pas de trace ! …
— C’est le métier de femme et de gladiateur. —
(da Les Amours jaunes)
Tristan Corbière, pseudonimo di Édouard-Joachim Corbière (Morlaix, 18 luglio 1845 – Morlaix, 1º marzo 1875)
Unico figlio nato dall'unione fra lo scrittore di feuilleton Edouard
Corbière e Angélique Aspasie Puyo, di trentatré anni più giovane del
marito (alla nascita di Tristan suo padre ha 52 anni e sua madre 19),
Tristan Corbière vive un'infanzia infelice, nell'incomprensione del
padre e nell'afasia della giovane madre. A quattordici anni, Tristan è
mandato a convitto presso il Liceo Imperiale di Saint-Brieuc.
In
questo periodo inizia a soffrire di reumatismo articolare, malattia che
lo seguirà tragicamente lungo tutta la vita. Deve lasciare Saint-Brieuc quando il suo stato di salute si
aggrava, e si trasferisce a Nantes, ospite di uno zio medico. Frequenta
il liceo locale per due anni, finché la malattia non lo obbliga a
lasciare gli studi. Tristan comincia allora una vita vagabonda,
viaggiando nel sud della Francia e nutrendosi delle opere dei maestri
del Decadentismo francese, quali Hugo, Baudelaire e Musset.
Si
stabilisce a Roscoff, in una casa di proprietà dei suoi genitori. Gli
abitanti del paese lo soprannominano l'"Ankou", cioè "lo spettro della
morte", a causa della sua magrezza e della sua andatura dinoccolata. Il
poeta, che sogna di essere marinaio, non può soddisfare il suo desiderio
di imbarcarsi su una nave, ma ama il mare con passione. Si diletta a
prendere il largo sulla sua barca, battezzata Le Négrier dal titolo del
più famoso romanzo di suo padre.
Talvolta si abbandona ad
eccentricità: un giorno si traveste da forzato, da donna o da
mendicante, un altro si rade le sopracciglia, o ancora, nel corso di una
visita a Roma, porta a passeggio al guinzaglio un maiale travestito da
vescovo, durante i festeggiamenti del carnevale ai quali assiste il
Papa. Passa così le sue giornate, fino all'incontro con la giovane
attrice parigina Armida Josefina Cuchiani, che diviene la sua musa e che
Corbière ribattezza "Marcelle".
Abbandonato il suo nome anagrafico,
Edouard-Joachim, per quello più evocativo di Tristan, pubblica a sue
spese, nel 1873, la sua unica raccolta di poesie, Les Amours jaunes, che
passa inosservata. Corbière, che non conosce alcun successo nel corso
della sua vita, è una scoperta postuma di Verlaine, che gli consacra un
capitolo del suo saggio Les Poètes maudits (1883). Les Amours jaunes si
trovano anche ben collocati nella raffinata biblioteca di Des Esseintes,
il protagonista di À Rebours : la sua presenza nell'opera di Huysmans
contribuirà a far conoscere Corbière da un più vasto pubblico.
Corbière muore a Morlaix il 1º marzo del 1875. Non ha ancora trent'anni,
ed ha conosciuto una vita di solitudine, breve e miserevole,
costantemente tormentato dalla malattia, sfortunato in amore,
invischiato in una passione esclusiva e sordida. Senza dubbio, in senso
figurato, il mare fu il suo vero compagno. Il tempo ha reso giustizia al
poeta e ne ha riconosciuto il talento, sebbene molto tardivamente.
Un riconoscimento tardivo è stata anche la decisione di battezzare la
vecchia biblioteca pubblica di Morlaix col nome degli Amours jaunes,
l'unica raccolta poetica di Corbière.
Anni più tardi, lo scrittore
statunitense Lovecraft gli renderà un omaggio nella prefazione di uno
dei suoi racconti più famosi, Il richiamo di Cthulhu. (da wikipedia)
foto: Tristan Corbière, projet du timbre-poste dessiné par Cyril de la Patellière, crayon sur papier, 2010.