"Il movimento è linguaggio, è materia del cinema. Visto che ho fin da
subito adottato questa definizione, credo possa dire che non l'ho mai
cambiata. Il movimento, credetemi, non è nella vita. Voi scegliete,
nella vita, una serie di piccole scene isolate, fisse, diciamo di un
quadro. È compito della macchina da presa registrarle e opporle oppure
riunirle in seguito, creare il movimento attraverso questo montaggio.
Giotto, lo sapete, ha fissato delle modalità per raccontare una storia.
Ecco il linguaggio: creare il movimento, il ritmo. La mia macchina da
presa non è una macchina fotografica, senza sbavature, dei personaggi
che si muovono, ma una macchina che io posso muovere, andando di qua e
di là, cambiando i punti di vista, attraverso i quali posso così creare
della vita, delle esistenze, dei momenti importanti di una storia,
un'impressione, un resoconto personale."
(Luciano Emmer, regista e sceneggiatore; Milano, 19 gennaio 1918 – Roma, 16 settembre 2009)