"Il Vicolo Cannery a Monterey in California è un poema, un fetore, un
rumore irritante, una qualità della luce, un tono, un'abitudine, una
nostalgia, un sogno. Raccolti e sparpagliati nel Vicolo Cannery stanno
scatole di latta e ferro e legno scheggiato, marciapiedi in disordine e
terreni invasi da erbacce e mucchi di rifiuti, stabilimenti dove
inscatolano le sardine coperte di ferro ondulato, balli pubblici,
ristoranti e bordelli, e piccole drogherie zeppe, e laboratori e asili
notturni. I suoi abitanti sono, come disse uno una volta, «Bagasse,
ruffiani, giocatori, e figli di mala femmina», e intendeva dire: tutti
quanti. Se costui avesse guardato attraverso un altro spiraglio avrebbe
potuto dire: «Santi e angeli e martiri e uomini di Dio», e il
significato sarebbe stato lo stesso." Incipit di Vicolo Cannery.
(John Ernst Steinbeck, Jr., scrittore; Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968)
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