"Già è un pastrocchio. Gli americani però non s'accontentano d'un
rifacimento: aggiungono una storia parallela etico-scolastico-giovanile
alla maniera de «L'attimo fuggente»;
inzeppano la vicenda di alberghi e oggetti lussuosi (una suite al
Waldorf-Astoria di New York, abiti adattati su misura, pranzi e drink
all'Oak Room del Plaza, una Ferrari, un tango danzato nella sala da
ballo vuota del Pierre); smussano la vicenda brutale, sciolgono nel
patetico o nel declamatorio il personaggio odioso. [...] Gran
pastrocchio, per due ore e trentacinque minuti: e tuttavia non ci si
annoia. Al Pacino, altre volte così bravo, strafà con un'autoindulgenza e
un autocompiacimento insopportabili, ma anche con una virulenza che
tiene desta l'attenzione." A proposito di Scent of a Woman (1992), di Martin Brest.
(Lietta Tornabuoni, giornalista e critica cinematografica; Pisa, 24 marzo 1931 – Roma, 11 gennaio 2011)
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