"Io gioco con il mio gatto
mentre sono ancora a letto. Ecco cosa basta. Il gatto è saltato dalla
spalliera su di me, si è rovesciato sul mio petto e allora ho aperto gli
occhi; salta perché li apra; le feu de ses prunelles pâles, direbbe Baudelaire che amava i gatti egizi, mi fissava: le prunelles
immobili, lo ripeto, hanno questo potere di svegliarmi e poi mi
avvolgono e mi superano con il loro campo visivo. È come se con i primi
piani che emergono dall'ombra, il gatto individuasse misteriose presenze
alle mie spalle, quelle che mi trascino e io non vedo."
(Alberto Bevilacqua, scrittore, poeta, sceneggiatore e giornalista; Parma, 27 giugno 1934 – Roma, 9 settembre 2013)
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