"Giovanissimo, per guadagnare, cominciai a vendere macchine da scrivere
Remington. Fui assunto come magazziniere, passai a venditore e infine
divenni dirigente. Una notte la grande decisione. Mollare tutto per il
teatro. Lo comunicai ai miei. Fu una tragedia. Mia madre pianse,
protestò, minacciò. Previde le peggiori cose. Più il lamento cresceva
più si rinsaldava in me la convinzione opposta. Mio padre ridacchiava.
Era stato un vecchio fascista, con ruoli importanti nel Regime, amico di
Balbo e Bottai. Chi meglio di lui, che aveva vissuto tutta la
teatralità del Ventennio, poteva capirmi?" Da un'intervista per La Repubblica del 2017.
(Maurizio Scaparro, regista, critico teatrale e politico; Roma, 2 settembre 1932 – Roma, 17 febbraio 2023)

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